Scritta in una notte di pura follia in Africa…

Vorrei poter dare uno sguardo a ciò che sta dentro chi mi ascolta, ma vedo tutto buio.
Mi chiedo perché sei davanti a me e ti trovi lontano anni luce.
Vorrei scoprirti in fasce ed augurare alle acque che ti portino lontano.
Vorrei colmare il tuo spirito con la terra rossa di un tempo.
Entra nella mia stanza di notte e rapiscimi, scappa con me lontano per amarmi.
Voglio il sole che mi asciughi le lacrime, voglio la luna che ci guardi fare l’amore.

Lasciare un posto sembra sempre una tragedia.
E forse quello che faccio oggi lo sarà ancora di più.
Qui ho ritrovato qualcosa che forse avevo smarrito già da tempo. Circondato dalla fame, dalla povertà più dura, dalla fede per un dio che fosse troppo lontano, mi pare di sentirmi comunque a casa.

Troppo poco il tempo per cominciare a vivere una vera avventura, troppo quello per guardare questa terra da turista. Non siamo rimasti tanto tempo qui, ma sembra di aver vissuto tutto in fretta e col massimo della passione.

Vorrei poter avere più tempo da dedicare a questi bambini, vorrei avere del tempo per poter essere una spalla forte per Seve come lo è Baba. Credo che però anche dall’italia si possa fare molto per loro.

Forse questo potrebbe essere l’impegno più grande e forse poche di quelle cose che ci siamo prefissati di fare arriveranno al termine. Per questi bambini è importante che ci sia qualcuno che li curi, e per quel qualcuno è importante che ci siano persone come noi che li sostengano.

Guardo dal finestrino del pulmino sgangherato un villaggio che dorme ancora, penso alle lacrime di Severino e provo ad immaginare questo posto senza questo gruppo di “bianchi” in giro con la telecamera a dirigere il traffico oppure a spostare oggetti.

Provo ad immaginare in posto lontano da qui ancora da scoprire e in un attimo ricordo la scena che vedevo dai vetri di questo stesso furgone quando siamo arrivati.

Questi posti cambieranno poco in futuro e sono convinto che anche le persone facciano la stessa cosa.

Credo sia questa la salvezza del Senegal.

Guarda le foto nel mio portfolio.

Storie dAfrica – Capitolo 5 – I bambini di Ornella

Dalla strada, camminando a piedi, si cominciano a sentire le voci di questi bambini che giocano nel cortile. La struttura del centro si presenta come una grossa fortezza marrone. Sembrerebbe quasi che non la potesse buttare giù neanche la più malvagia delle menti. La forza che ci è voluta per costruirla la tiene in piedi, ed in piedi la tiene un angelo da la su…

Arriviamo all’ingresso del centro, il vento stamattina è molto forte, ma i bambini non sembrano farci caso.

Ci hanno messo poco tempo per abituarsi a noi. In parecchi sono incuriositi dalla mia macchina fotografica. Si mettono in posa per farsi scattare una foto e poi vogliono vederla dal display.

La felicità di questi bimbi è eccezionale. Allora questi sono I bambini di Ornella?!

Mi sento accarezzare le braccia, mi tengono per mano, alcuni si stringono a me e non mi molla o neanche quando cammino. Mi sembra strano che questi piccoli diavoletti mi facciano sentire una persona importante, qui in questo posto in Africa, così lontano da casa mia. 

Basta poco che per loro diventi un riferimento, ti osservano, studiano il tuo modo di parlare, imitano i tuoi gesti. Sanno che vieni da molto lontano e questo li incuriosisce.

Con loro improvviso i giochi più semplici. Ne prendo uno per le mani e comincio a ruotare su me stesso, questa cosa lo diverte molto e diventa una vera e propria attrazione per gli altri. Non c’è niente qui e bisogna ingegnarsi con poco a disposizione, per giocare questi bambini utilizzano corde, sassi, e giochi fatti in maniera rudimentale con rottami e cose simili. Qui è tutto diverso, senza le comodità e le tecnologie di cui siamo abituati.

Comincio ad affezionarmi alle cose e alle persone che trovo qui.

Mi piace il loro modo di vivere e la loro ospitalità.

Mi piace che nella loro povertà hanno sempre qualcosa da donarti, da condividere con te.

Visita il sito dell’associazione di Severino “I bambini di di Ornella” e scopri come puoi dare un’aiuto concreto alla causa.

Guarda altre immagini del viaggio nel mio portfolio.

Storie d’Africa – Capitolo 4. Un bene prezioso…l’acqua

Pensavo fosse difficile vivere da queste parti ma non fino a questo punto.

Dopo 62 ore di attività finalmente un po’ di riposo.

Abbiamo finito le giornate dedicate ai sopralluoghi ed ora ci siamo meritati una bella rinfrescata.

Solo che c’è un piccolo problema tecnico… non abbiamo acqua.

E questo diventa grave soprattutto se ci si mette anche la stanchezza e la mancanza di un secchio.

Per fortuna che c’è Dino. Dopo aver comperato un secchio, decidiamo di riempirlo con la riserva che prendiamo dal cortile delle nostre abitazioni, e a rotazione utilizzare la poca acqua che c’è per lavarci.

Mi sento catapultato indietro nel tempo, in uno di quei ricordi che mia nonna mi raccontava, quando si parlava della sua infanzia.

La condivisione in situazioni estreme può essere una cosa importante, e noi per fortuna lo facciamo alla grande.

La nostra squadra non si ferma davanti a niente. Domani gireremo le prime scene e già mi sento meglio.

In fondo siamo venuti qui per portare avanti un bel progetto e dobbiamo avere la forza di portarlo avanti.

Guarda le foto nel mio portfolio o sulla pagina facebook.

 

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Storie d’Africa – Capitolo 3. “L’arrivo”

Arriviamo finalmente a Dakar, dove ci aspetta un omino con la barba bianca, accompagnato da due angeli neri. Questo signore è il protagonista di un sogno, è forse una delle persone che ognuno di noi dovrebbe essere.

La grandezza e la generosità di questa persona, che con molta umiltà e un sorriso speciale, mi si presenta davanti agli occhi, per un attimo mi fa dimenticare tutto quello che mi circonda.

Intorno a noi no c’è il panorama di una città esotica che ti accoglie con qualche signorina carina, e un garzone che ti porta le valigie in macchia.

il mio arrivo a dakar. viaggio in africa.

Mi ritrovo immerso in un luogo impregnato di tristezza.

Mi si parano davanti un gruppo di persone che cercano a tutti i costi di portarmi le valigie, e in cuor mio, non credo che lo facciano per portarle in macchina.


Più avanti troviamo un furgoncino, che all’apparenza, mi pare più grande dell’aereo sul quale abbiamo viaggiato, e di gran lunga più affidabile.


Arrivando al furgone la folla di uomini che cercano di prenderci le valigie aumenta e d’improvviso vedo che , l’omino con la barba bianca comincia una trattativa spietata che lo porterà a diventare furioso nei confronti di uno di loro.

Non credevo che un uomo cosi pacifista potesse essere cosi irruento e riuscire a tenere testa a uno alto più di lui.


Il viaggio da Dakar a Yene Kelle è lungo e di notte forse sembrerà interminabile.

Dal finestrino riesco a vedere le case e i negozi di questa città che sembra fermata in un tempo ormai passato.

Le abitazioni non superano mai i due piani, forse i due piani se li possono permettere i più ricchi.


Ai bordi di questa grande strada troviamo parcheggiate tante auto e parecchie di queste mi danno la sensazione che siano li da una vita, ferme ad aspettare un proprietario che le potesse utilizzare.

Le immagini nel mio portfolio e sulla mia pagina facebook

Storie d’Africa – Capitolo 2. “In partenza”

Ogni volta che si è in partenza per un viaggio si ha sempre la sensazione che qualcosa potrebbe non funzionare, o che quando sei li non potresti risolvere i tanti problemi che ti si parano davanti. Vorresti portarti dietro di tutto, per non perdere le comodità che hai.
Un ultimo resoconto prima di partire dallo studio di Dino per capire se nelle troppe valigie c’è tutta l’attrezzatura e gli oggetti che ci servono. Dopo l’ennesima lista ripetuta mentalmente, si parte per questo lungo viaggio.

L’arrivo a Caserta ci fa conoscere tre nuovi compagni di viaggio. Prima di incastrarci tutti in due macchine salutiamo per un ultima volta chi ci sta sempre vicino e ci accompagna in ogni posto.
Difficile staccarsi da chi ti vuole bene, pensando che forse quell’avventura che stai per fare la potresti condividere con chi ti sta sempre vicino.
Il viaggio verso Roma ci fa capire, ancora una volta che una donna al volante è sempre pericolosa, ed è anche pericoloso stare dietro a chi guida per 300 chilometri, a 100 kmh.

Viaggiamo stretti per le troppe valigie, e per l’auto troppo piccola, ma con la voglia di scoprire cosa ci sia dall’altra parte che ci aspetta….il continente nero.
L’aeroporto si presenta con un parco pieno di giganti strutture, tutte venute da un film. Mi pare di stare in un posto magico che anticipa un viaggio verso un altro pianeta.

Dopo un breve spuntino fatto con il famoso panino con la cotoletta, che ha sempre lo stesso sapore ovunque tu vada. Ci incamminiamo per arrivare nel settore dell’imbarco.

Scopriamo che l’aereo sul quale viaggeremo è più che altro un bus con le ali, ma questo non ci scoraggia. Invece, ci scoraggia il fatto che abbiamo effettuato già tre controlli, e ne faremo degli altri lungo tutto il percorso.

Un entrare ed uscire da aeroporti dove non ti è possibile imbarcare oggetti che possono creare dei danni o mettere a rischi la sicurezza dei passeggeri, ma puoi tranquillamente comperare di tutto all’interno dell’aeroporto sesso. Alla faccia del sistema di sicurezza!
Finalmente dopo l’ennesimo controllo, ci si imbarca. Il mio posto da numerazione capita vicino al finestrino e come al solito sull’ala.

La prima sensazione è che l’aereo, presentandosi in una condizione di degrado estetico, non possa arrivare all’atterraggio.

Il seguito dimostrerà che le nostre sensazioni sono giuste…

Presto condividerò le mie foto sul mio portfolio e la mia pagina facebook.

Store d’Africa – Annotazioni di un viaggio

Un progetto ambito e molto suggestivo il cortometraggio dal titolo Jere Jef, che sto per girare in Africa.

Angelo Mozzillo, giovane regista nonché amico mio, mi ha voluto con se per questa nuova produzione ed un viaggio tutto da scoprire…
Si tratta di un cortometraggio prodotto da Caserta Musica, del quale gireremo parte in Italia e in parte in Africa.

Sono emozionato soltanto all’idea di scoprire cosa mi riserverà in continente nero e cosa mi lascerà questa nuova avventura. Con noi in questo viaggio ci sarà Edoardo Di Sarno che si occuperà delle riprese ed altri personaggi che conosceremo una volta arrivati li.
Il tutto viene reso ancora più interessante dal fatto che il progetto nasce per promuovere un’associazione umanitaria, I bambini d’Ornella, che lavora attivamente in quel territorio.

La partenza è prevista per il giorno 15 Aprile…
Cercherò di effettuare nuovi aggiornamenti.

Il comunicato stampa di Caserta News – Mithra nel segno del Toro

Tutto bene per la mostra inaugurata il 10 aprile nel Mueso Archeologico dell’Antica Capua. Di seguito riporto il comunicato stampa ufficiale. Un caloroso grazie a Luigi Fusco e Gennaro Stanislao, contatti importanti per questo evento.

Domenica 10 aprile 2011 alle ore 11.00, presso il Museo Archeologico dell’ANTICA CAPUA di Santa Maria Capua Vetere, si inaugura la rassegna d’arte:
NEL SEGNO DEL TORO: DA MITHRA AD EUROPA
Ideata da Gennaro STANISLAO e curata da Giorgio AGNISOLA e Giuliana ALBANO e da Enzo BATTARRA e Luigi FUSCO.
La rassegna è parte del programma della XIII Settimana della Cultura del Ministero dei Beni Culturali ed è stata organizzata dal Centro Culturale Il Pilastro in collaborazione con l’Ufficio Archeologico del Museo e l’Associazione Extra Moenia.
Hanno aderito all’iniziativa ben 75 artisti provenienti dalla Campania e dal Lazio che hanno realizzato, in piena autonomia espressiva, pitture, sculture e installazioni, tutte incentrate sul mito di Europa, per valorizzare l’importante monumento del Mitreo esistente in S.Maria C.V..
Gli artisti che sono:
ALBANO, ALESSIO, ALVIANI, ARIONTE, BALATRESI, BARISANI, BIANCHI, BONSANGUE, BOVA A.M., BOVA R.,BOZZAOTRA, CACCAVALE, CAPONE, CARRIERO, CASTALDO, COPPOLA F., CRESCENZI, D’ALTERIO, DE CUNZO, DELLA VENTURA, DE VIVO, DI FIORE,DI GRAZIA, DILAORA, DI RUGGIERO, DITRANI, DONZELLI, DORAZIO, ELEFANTE, ERRICO D., ERRICO V., FALCONI, FERRIGNO, FIORE, FORTUNATO, GIACOBONE, GIOVINE, GUARIGLIA, IZZO, ISABELLA, MALTEMPO, MANCIATI, MANCIOCCHI, MANCINO, MARELLO, MASSA A., MASSA G., MARTONE, MEROLA, MILO, MONTANO, NAPOLITANO, PAGANO N., PAGANOE., PALLADINO, PANARO, PARISI, PERGREFFI, PERI, PETRELLA, PETRONE, POLLIDORI, RAVO, RESTANTE, ROSSETTI, ROSSI, SANTINELLI, SANTONASTASO, SAVINO, SPARACO, SQUILLANTE, STEFANUCCI, STOCCUTO, TIMOSSI, TOSCANO, TUFANO, VELOCCI.

Alla chiusura della mostra ed in occasione della presentazione del catalogo decideranno in piena autonomia e libertà di lasciare la propria opera al Museo Civico che ha già approntato idoneo spazio espositivo che si affiancherà a quello già esistente che contiene le opere della prima edizione della rassegna dedicata a Mithra Sol Invictus.

Mithra Un opera d’arte contemporanea

Finalmente installata la fotografia intitolata “Mithra”, che ho realizzato con la collaborazione di Fabio Sarra e Carmine Losanno.

Viene esposta in maniera permanente insieme alle opere di altri 75 artisti campani, in un contesto come quello del Museo Archeologico dell’Antica Capua di Santa Maria Capua Vetere, ed in occasione della rassegna d’arte “Nel segno del toro: da Mithra ad Europa”. La rassegna è stata ideata da Gennaro Stanislao e curata da Giorgio Agnisola, Giuliano Albano, Enzo Battarra e Luigi Fusco.

La rassegna, prende parte alla Settimana della cultura del Ministero dei Beni Culturali, organizzata dal Centro Culturale “il Pilastro” in collaborazione con l’Ufficio Archeologico del suddetto museo e l’associazione Extra Moenia.

Mithra – La virilità e la stazza, sicura ed affermata di una società che crede d’avere il diritto di puntare un muso contro chi vuole e cerca di dimostrare, che anche il più grande degli ostacoli può essere sormontato. Chi con il proprio corpo, eretto, sfida il mostro. Chi con in mano la più umile delle armi indossa soltanto la forza d’animo, e combatte a testa alta l’intolleranza di una chiusura mentale. Non il dio che infligge il colpo finale, ma l’attimo prima in cui sferra l’attacco, forse l’ultimo, che porterà alla conquista di un premio più grande, la vita eterna, la forza di essere considerato per quello che è, e non per quello che dovrebbe essere.

L’opera d’arte contemporanea esposta viene accompagnata dal testo scritto da un carissimo amico…

Puoi guardare altri lavori nel mio portfolio

Te la cedo

non potrei servirmene
È troppo vera
Ma non andar via
ricchezza e vizio
Rollio d’ipocrisia

Eccessi di un peso sostenuto.
Nella razza
mi vivo la decadenza.
La malattia è un arte
L’amore un inganno
Disgustoso Calore
una frode commuove
Il mio corpo un sole
Il mio raggio un dio
Il mio ventre , guerriero.
Corpo in schiera
Rizzano le mazze dell’uccisione
Agguantami, cavami,
chiedimi nulla, ti regalo tesori
dammi sconfitte, ti dono la pace
Ventri , muscoli folli
e pernice d’occhi d’azzurro oltremare
strappano pelurie,
vecchie e stremate.
Non una fine, né inizio,
vuota la meta
Un Rifugio si scava
Braccia, petto, testa cuore
Occhi di sole, palpebre di luna
Tremano i monti
Trama una tregua
Trave trovate
Traggono sogni
Ibrido bosco
Di un corpo vibrato

E ancora, e poj ancora,
sole che vivi
luna che dormi
luce che abbaglia
Conoscimi , spezzami,
graffiami, attanaglia.

Stracciami, zanna spaventosa.
Provaci ancora !
Ristori di vite, sangue di grano
Ho visto le tue bocche, il calore delle tue narici
Ho sentito il tuo fuoco
Chinàti , noi tesi.
Rizzati in piedi lungo fiumi di spade, culla tremenda
di labbra socchiuse, lavanda.
Mentre toccavi il cielo
E Riconoscevo i punti
Ma non ricordo pace
E distinguo il tuo latte
Ma non trovo parte.
Ti guardo di notte
E rifiuto la notte
Per stralci di colpi
mi circoncide ogni sorte.
Piaga che nasce
Benevolo sorriso
stralci
che bevi , l’aceto d’un vino.
Dell’universo
sei il mio rifugio.
T’ho visto splendente,
variopinto
toccavi la terra… sentivi il tuo cielo.
Fetido, vinto d’inerzia d’animale m’ incontro
Schiavo della lotta.
Attonito, tra parti sporgenti
Sospeso in tensione
Pronto per preda.
Volevo solo vivere
Mi ritrovo vissuto.

di Carmine Losanno