Se chiedessi a qualcuno dove ha comprato la sua mascherina, lui ti risponderebbe: al tabacchi, oppure in farmacia, su quell’e-commerce o su quell’altro, o ancora dal suo sarto, nell’atelier sotto casa, nel negozio al centro commerciale, magari addirittura griffata di quel brand o di quell’altro.

La mascherina, ormai, è diventata un’icona dell’anno che ci lasciamo alle spalle e di un’epoca segnata dalla paura e dal pessimismo.

Come la Marilyn di Warhol, la Gioconda di da Vinci, come i baffi di Dalì: icone che hanno segnato le immagini del nostro tempo. La vedranno sui libri di storia, nei cataloghi dell’arte contemporanea, sui ritagli di giornale conservati in un cassetto.

Come sarebbe stata quest’epoca senza questo simbolo che ci ha diviso e che ci ha legati tutti? Potevamo mai immaginare che un dispositivo chirurgico, simbolo di una determinata o più malattie, oppure di una o l’altra professione, diventasse il simbolo di una popolazione unica? Uniti sotto la stessa bandiera che ora è dotata di due elastici di tipo FFP3.

Fortuna che non ci sei, oggi. Hai evitato di vivere un brutto periodo. Sono scomparse tante persone a cui tenevi. Persone che hai amato e che ti hanno amata. Ma poi anche tante altre che non conoscevi nemmeno. Come una guerra, migliaia di morti. Dicono per colpa di un virus…secondo me per colpa chi doveva fare cose che non ha fatto e poi se la prendono con i medici.

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Qualche giorno fa ero in tipografia ed ho cominciato a smanettare con un lentino tipografico intanto che chiacchieravo con i miei amici tipografi. Ho sfilato il cellulare dalla tasca ed ho fatto alcune foto di quello che vedevo: un foglio di giornale che avvolgeva delle lastre. Compare così, il retino tipografico. L’illusione ottica creata dall’accostamento di diversi punti o tratti con tonalità di colori o grigi che l’occhio umano non riesce a distinguere.

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