Pensavo fosse difficile vivere da queste parti ma non fino a questo punto. Dopo 62 ore di attività finalmente un po’ di riposo. Abbiamo finito le giornate dedicate ai sopralluoghi ed ora ci siamo meritati una bella rinfrescata. Solo che c’è un piccolo problema tecnico… non abbiamo acqua. E questo diventa grave soprattutto se ci si mette anche la stanchezza e la mancanza di un secchio. Per fortuna che c’è Dino. Dopo aver comperato un secchio, decidiamo di riempirlo con la riserva che prendiamo dal cortile delle nostre abitazioni, e a rotazione utilizzare la poca acqua che c’è per lavarci. Mi sento catapultato indietro nel tempo, in uno di quei ricordi che mia nonna mi raccontava, quando si parlava della sua infanzia. La condivisione in situazioni estreme può essere una cosa importante, e noi per fortuna lo facciamo alla grande. La nostra squadra non si ferma davanti a niente. Domani gireremo le prime scene e già mi sento meglio. In fondo siamo venuti qui per portare avanti un bel progetto e dobbiamo avere la forza di portarlo avanti.

Arriviamo finalmente a Dakar, dove ci aspetta un omino con la barba bianca, accompagnato da due angeli neri. Questo signore è il protagonista di un sogno, è forse una delle persone che ognuno di noi dovrebbe essere. La grandezza e la generosità di questa persona, che con molta umiltà e un sorriso speciale, mi si presenta davanti agli occhi, per un attimo mi fa dimenticare tutto quello che mi circonda.

Intorno a noi no c’è il panorama di una città esotica che ti accoglie con qualche signorina carina, e un garzone che ti porta le valigie in macchia. Mi ritrovo immerso in un luogo impregnato di tristezza. Mi si parano davanti un gruppo di persone che cercano a tutti i costi di portarmi le valigie, e in cuor mio, non credo che lo facciano per portarle in macchina.
Più avanti troviamo un furgoncino, che all’apparenza, mi pare più grande dell’aereo sul quale abbiamo viaggiato, e di gran lunga più affidabile.
Arrivando al furgone la folla di uomini che cercano di prenderci le valigie aumenta e d’improvviso vedo che , l’omino con la barba bianca comincia una trattativa spietata che lo porterà a diventare furioso nei confronti di uno di loro. Non credevo che un uomo cosi pacifista potesse essere cosi irruento e riuscire a tenere testa a uno alto più di lui.
Il viaggio da Dakar a Yene Kelle è lungo e di notte forse sembrerà interminabile. Dal finestrino riesco a vedere le case e i negozi di questa città che sembra fermata in un tempo ormai passato. Le abitazioni non superano mai i due piani, forse i due piani se li possono permettere i più ricchi.
Ai bordi di questa grande strada troviamo parcheggiate tante auto e parecchie di queste mi danno la sensazione che siano li da una vita, ferme ad aspettare un proprietario che le potesse utilizzare.

Ogni volta che si parte per un viaggio si ha sempre la sensazione che qualcosa potrebbe non funzionare, o che quando sei li non potresti risolvere i tanti problemi che ti si parano davanti. Vorresti portarti dietro di tutto, per non perdere le comodità che hai.
Un ultimo resoconto prima di partire dallo studio di Dino per capire se nelle troppe valigie c’è tutta l’attrezzatura e gli oggetti che ci servono. Dopo l’ennesima lista ripetuta mentalmente, si parte per questo lungo viaggio.

L’arrivo a Caserta ci fa conoscere tre nuovi compagni di viaggio. Prima di incastrarci tutti in due macchine salutiamo per un ultima volta chi ci sta sempre vicino e ci accompagna in ogni posto.
Difficile staccarsi da chi ti vuole bene, pensando che forse quell’avventura che stai per fare la potresti condividere con chi ti sta sempre vicino.
Il viaggio verso Roma ci fa capire, ancora una volta che una donna al volante è sempre pericolosa, ed è anche pericoloso stare dietro a chi guida per 300 chilometri, a 100 kmh. Viaggiamo stretti per le troppe valigie, e per l’auto troppo piccola, ma con la voglia di scoprire cosa ci sia dall’altra parte che ci aspetta.
L’aeroporto si presenta con un parco pieno di giganti strutture, tutte venute da un film. Mi pare di stare in un posto magico che anticipa un viaggio verso un altro pianeta. Dopo un breve spuntino fatto con il famoso panino con la cotoletta, che ha sempre lo stesso sapore ovunque tu vada. Ci incamminiamo per arrivare nel settore dell’imbarco. Scopriamo che l’aereo sul quale viaggeremo è più che altro un pulman con le ali, ma questo non ci scoraggia. Invece, ci scoraggia il fatto che abbiamo effettuato già tre controlli, e ne faremo degli altri lungo tutto il percorso. Un entrare ed uscire da aeroporti dove non ti è possibile imbarcare oggetti che possono creare dei danni o mettere a rischi la sicurezza dei passeggeri, ma puoi tranquillamente comperare di tutto all’interno dell’aeroporto sesso. Alla faccia del sistema di sicurezza!
Finalmente dopo l’ennesimo controllo, ci si imbarca. Il mio posto da numerazione capita vicino al finestrino e come al solito sull’ala. La prima sensazione è che l’aereo, presentandosi in una condizione di degrado estetico, non possa arrivare all’atterraggio.
Il seguito dimostrerà che le nostre sensazioni sono giuste…

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