Ci sta Maria, Giangualano Maria, che si trascina, affaticata, il sacco con il pane vecchio. Io c’ho le galline…allora sono andata dalla pizzeria e mi ha detto, le devo buttare e te le do a te. Lo do alle galline che ce lo butto a fare! Mi chiamo Maria, Giangualano Maria.

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Profumo di vino profumo del mare. Il vento mi sfiora il collo rosso dal troppo sole. Il bianco delle pietre che sorreggono l’intera terra mi abbagliano. Vedo una fontana, il vecchietto che si disseta. Vedo una seggiola, è quella di Damiano, il pescatore. Un uomo che ormai non ha più la forza di tirare le reti a se ma osserva da vicino tutti i movimenti di suo figlio.

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Non essere mai quello che sei. Non guardare mai negli occhi chi ti sta difronte. I tuoi occhi parlano, e spesso ti tradiscono. Non commettere l’errore di credere che tutto quello che dici possa essere preso per vero. Tu hai uno scudo, io no, almeno contro di te no. Non me lo hai mai detto. Non me ne hai dato il tempo. Non mi proteggo dalla cosa che più voglio, non mi proteggo da tutto quello che vivo. Proteggi te stesso e chi ti sta intorno, perché forse il male ci circonda, anche se non mi appartiene.