Resto qui, immobile, sospeso fra un ieri e un forse ti farò sapere.
Non riesco a salutarti dicendo ciao, e nemmeno a chiederti perché.
Però lo faccio, ascolto il silenzio che mi gira intorno e vedo che oltre al rumore dell’hard-disk, e quello delle auto che sfrecciano in lontananza, io non sento niente.
Cerco di capire ma non ci riesco, o forse ho già capito da tempo e me ne accorgerò domani.
Scrivo un post-it sulla mia scrivania: “non ti dimenticare di riflettere”.
Domani lo devo fare, devo almeno entro le tre del pomeriggio, riuscire a capire.
Perché mi trovo solo, davanti al monitor spento, poggiato sulla mia scrivania con la penna fra le dita.
E sono soltanto le cinque del mattino.