In questi giorni mi sono imbattuto nello spot in TV del sito “Subito”.
In prima battuta ho visto un brand nettamente cambiato e mi sono incuriosito. Dopo uno sguardo in rete i dubbi che mi assalivano erano sempre più legittimi. Non voglio partire con i pregiudizi, ma considerando che il nuovo logo è stato realizzato dallo stesso studio (Leftloft) che ha creato quell’aborto del design chiamato ingiustamente “brand del Madre”, forse dovremmo andarci con i piedi di piombo.
È risaputo che il minimalismo è il nuovo modo di fare design, e che anche colossi come Google, hanno avuto il coraggio di affrontare un restyling del proprio brand semplificandone la linea e lo stile. Credo, però, che l’originalità non sia per molti e che minimale non significa “lavorare poco” (cit. A.M. riferendosi a coloro che accostavano l’helvetica bold al normal).
Partiamo dall’idea divulgata sul concept che ha richiesto un anno di incubazione da parte dei creativi, tirando fuori la forma “i desideri si realizzano subito”. Quest’ultima è stata, secondo fonti non smentite, il frutto dello studio dei diversi tweet arrivati in risposta alla richiesta “Cosa è subito.it per te?” ed un workshop fra addetti al settore, creativi, designer e chi più ne ha più ne metta. Secondo me non ci voleva un anno e tanti studi per decidere di chiamare un sito che veniva già chiamato cosi dai suoi utenti e non solo, e che dopo anni di attività sul web si trovava collocato fra i 10 brand più ricercati.
Poi c’è da dire che i tre segni a lato non danno l’impressione dello schioccare delle dita – come affermato – ma rievocano di più una simbologia che determina la rappresentazione dell’idea, ormai stereotipata dalla sempre più presente cultura orientale. Per non parlare della legatura fra la “b” e la “i” che, insieme alla font corsivo utilizzata, riecheggiano e (perdonatemi il termine) plagiano i tratti del logo di “Pinterest”.
Il restyling tocca soprattutto la veste grafica del sito e delle app, attraverso l’utilizzo di icone e varietà di colori che rappresentano le diverse categorie di prodotti. Anche questa un’idea poco originale ma forse dettata dall’evoluzione dei simboli “chiari sostituti della parola”, e dei colori primari “metamorfosi cromatica del minimalismo visto nei sensi”. Poco azzeccata è stata anche l’idea di rivoluzionare radicalmente ed in pochissimo tempo la navigazione del sito, che non ha trovato un forte attecchimento da parte degli utenti (anche abituali).
Di sicuro un brand più giovane ed a passo con i tempi, ma senza dubbio mediocre. Sperando che non abbia avuto lo stesso destino economico del lavoro di rebranding fatto per il Madre. Se così fosse, ci troveremmo davanti all’ennesima possibilità tolta a studi di design e comunicazione che avrebbero da dimostrare più qualità e tecnica.
P