La tua mano imprime con ferma decisione,
i tratti di una folta chioma su quel foglio bianco,
vuoto e pieno di avara solitudine.
Sei pigra e mostri da sempre il tuo volto stanco.
Sembri d’esser esausta, annoiata dalle solite frasi di una volta
“Di chi sa far questo si pensa d’aver il dono di Dio!”
A gridarlo un uomo che t’ha vista in un altro sogno,
che ti cerca dal fondo della stanza.
Quell’uomo vive di te,
e la tua indifferenza lo soffochera poco a poco.
Sa bene di aver svegliato in te la voglia di abbandonarti a lui.
“Guardar non serve ne ai morti ne ai vivi. La tua mano!”
Continuava l’uomo ormai agonizzante.
Restar in silenzio per un attimo ed ascolta il debole suono delle sue parole,
potrebbe esser la salvezza di una insignificante vita.
La speranza di vederlo credere in Dio, e di veder il suo desiderio ardere,
fino a che l’ultimo raggio di sole non abbia più ragion d’esistere.
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Un testo scritto di sera tardi nel mio studio.
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