I miei
Testi &
Poesie
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Fortuna che non ci sei
Fortuna che non ci sei, oggi. Hai evitato di vivere un brutto periodo. Sono scomparse tante persone a cui tenevi. Persone che hai amato e che ti hanno amata. Ma poi anche tante altre che non conoscevi nemmeno. Come una guerra, migliaia di morti. Dicono per colpa di un virus…secondo me per colpa chi doveva fare cose che non ha fatto e poi se la prendono con i medici.
Fortuna che non ci sei, perché avresti visto una famiglia ridotta a brandelli. Forse, proprio perché non ci sei.
Fortuna che non ci sei perché mi avresti visto fallire. Fallire nel lavoro come il professionista che manco d’essere, fallire nella vita come uomo e padre mancato. Forse questa, conoscendoti, sarebbe stata una delle cose più strazianti per te. Per te che amavi il nostro futuro, il mio e quelli di tutti noi. Sarebbe stato straziante per te perché al solo pensiero di vedermi piangere saresti stata male.
Fortuna che non ci sei, perché t’avrei promesso di fare cose che non sarei riuscito a mantenere. Come quella volta che mi dicesti, nel letto di casa tua che stavi morendo ed io esclamai “Ma quanne maje!?!? Vedrai che adesso in ospedale di daranno qualcosa per farti stare meglio e passerà tutto.” Quella frase te l’ho detta sul serio, perché ci credevo davvero. Ti ho detto quelle parole perché ci credevo…ma poi, non è stato così.
Fortuna che non ci sei perché sarebbe stato brutto vederti, oggi, festeggiare un compleanno e mentirti su come stavo. Come quelle volte che lo facevo e ti dicevo: “Sto bene. Va tutto bene.”
Forse, l’unica sfortuna perché non ci sei, è quel caffè che mi prepararvi subito dopo che te lo dicevo. Perché sapevi che qualcosa non andava e facevi finta, che intanto, andasse tutto bene. Quel caffè che riparava ogni danno, e diventava uno scudo col quale affrontavo la vita. Quel caffè che mi ha fatto crescere e dimenticare.Fortuna che non ci sei…ma manchi comunque.
Auguri, ovunque tu sia. -
Le puttane passano ai led
Una lingua di asfalto, quella che percorri per arrivare nella città di Mitrha. Una terra squarciata in due, da quella che l’uomo di un tempo chiamava lastricata. Prima non c’era, ora esiste e devasta. Se era pietra alla pietra ora è catrame, lurido come le feci, come il veleno, è nero tumore.
Si parla di passato nel presente, si parla di quello che era e quello che è. Nessuno più si chiede quanto si stia correndo. Nessuno si pone un punto di domanda. É il progresso che inghiotte. Si corre sempre di più. Non ci si ferma a guardare, si passa e si va avanti. Veloci! Senza porsi il perchè, di come mai non ci si pone più un perchè.
E tutto un corri e vai qui signore, l’ho letto sul Corriere della Sera!
Come un manifesto futurista, si guarda a quel punto lontano e si va verso quello – il punto lontano. É dal passato che si viene e che si nasce, come dalla primordiale scintilla – il fuoco.
In una desolata landa desertica, nasce una piccola fiammella che accopagna l’essere definito superiore per tutta la vita. Caldo, per gli inverni e punto di riferimento per le navi. Purificatore dai demoni, dalle streghe e dimora del male.
Arde un piccolo ceppo sul ciglio della strada e tutti sappiamo che li c’è amore per gli spovveduti. Arde un piccolo ceppo sul ciglio della strada e la lampa dà luce alle sinuose forme della venere. Ardeva un ceppo sulla strada, ora le puttane passano ai led. Il progresso si ferma, e lo stolto paga per un quarto d’orologio. Il regresso ci consiglia di andare ancora piu avanti, dove l’amore potrebbe costar meno.
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Un dono di Dio
La tua mano imprime con ferma decisione,
i tratti di una folta chioma su quel foglio bianco,
vuoto e pieno di avara solitudine.
Sei pigra e mostri da sempre il tuo volto stanco.
Sembri d’esser esausta, annoiata dalle solite frasi di una volta“Di chi sa far questo si pensa d’aver il dono di Dio!”
A gridarlo un uomo che t’ha vista in un altro sogno,
che ti cerca dal fondo della stanza.
Quell’uomo vive di te,
e la tua indifferenza lo soffochera poco a poco.
Sa bene di aver svegliato in te la voglia di abbandonarti a lui.“Guardar non serve ne ai morti ne ai vivi. La tua mano!”
Continuava l’uomo ormai agonizzante.
Restar in silenzio per un attimo ed ascolta il debole suono delle sue parole,
potrebbe esser la salvezza di una insignificante vita.
La speranza di vederlo credere in Dio, e di veder il suo desiderio ardere,
fino a che l’ultimo raggio di sole non abbia più ragion d’esistere.– –
Un testo scritto di sera tardi nel mio studio.
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la non curantia
Avere la sensazione che sbagli sempre.
Discorsi buttati al vento che non ritorneranno mai indietro.
Aggressioni scolpite sulla pelle di una lei che non è la tua ragazza.
Lei vita da cane ma senza le pulci.
Vita molesta di un insegnate con lo sguardo alla classe vuota.
Voltando la pagina è che scopri il bianco di un libro finito prima dell’inizio.
Non ti vedo più come prima, allo specchio di quelle mattine di primavera.
Tornando in te è che a te si ritorna.
Mente che viaggia da sola sull’autostrada della non curantia. -
con millelire
Si è visto mai che ci sta qualcuno che parlasse e non ci fosse un solo cretino che grida: “hai ragione!”. Non per vantarmi ma qua al giorno d’oggi ti danno un microfono e millelire e subito mi pare che a tredici anni sei stato al fronte. Non che io sappia scrivere di meglio, ma se tu continui a parlare peggio del tuo culo non mi chiedere di ascoltarti.
Mi dici che la parola è libera, ma la trasmissione è sua, e poi ci si mette la pubblicità e quell’altro che mi pare uno bravo, che magari sa pure il fatto suo. Non m’importa di che partito sei fatto, tanto sono tutti dello stesso. Il partito della millelire. Uno in fondo al corridoio l’ho sentito gridare: “avessema turnà a lira!”. Mi dispiace per mio padre che si sogna le marchette la notte e fa a botte col postino per non avere la bolletta da pagare…ma io il microfono non lo tengo e magari avessi pure la millelire.
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L’ho scritta per te
Capir con certezza che prima del tempo,
che creati da estranea entità, fossimo univoca materia.
Separati più, che allora, dall’ira di un dio che dell’invidia forgiava il suo carattere.
Restammo a vivere in due mondi divisi, coi pensieri a legare l’aria,
coi corpi ad alimentar menti diaboliche di voglie.
Solo ieri, a dare la sensazione d’averti vista,
so che eri con me da sempre, e mi parea viverti più d’allora.
Solo oggi a intrecciar i due lembi dal porpora colore,
la passione che della vita porta avanti i respiri,
a toccare col viso il nero che da dimora agli astri,
a mangiar con le dita le morbide nubi.
Sono te ora più di una volta, e sento l’eternità che non può lacerare il cuore di tutt’uno. -
Sogno raramente
Sogno raramente, e penso ancora di meno.
Mi pare scoprirti ma non vedo nient’altro che buio.
Mi sembra toccarti ma soltanto nei ricordi più vaghi.
Non ascolto te ma so che facendolo mi abbandonerà il cuore.
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Un uomo che…
Ho ascoltato un uomo che soffriva per aver perduto l’unica cosa che si potesse chiamare donna.
Ho ascoltato un uomo che a vederlo pareva l’avesse uccisa con le sue stesse mani. Ho ascoltato un uomo che piangeva per aver tradito l’unica vera vita che gli era rimasta. Ho ascoltato un uomo che quando lo vedevi non pareva di stare li con lui. Ho ascoltato lui e pareva di ascoltare me.
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Lo sguardo sospeso nel vuoto
Sono fermo, con lo sguardo sospeso nel vuoto.
Costringo gli occhi a guardare nel buio, a vedere immagini di uno spazio che non esiste. Osservo come passa il tempo, come gli alberi cambiano la loro forma, come le persone cambiano la loro residenza. La pioggia fuori si porta giù tutto quello che trova, come a lavare via i peccati di una società che continua a fare del male. Si sente in lontananza il rumore delle auto, che non si fermano. Flebile il miagolare della mia gatta, non la aprirà nessuno, e lei lo sa. Resto fermo con lo sguardo nel vuoto e credo che passerà dell’altro tempo ancora.
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Vedo te
Vedo te e immagino la grazia,
vedo te e ascolto il canto degli uccelli,
vedo te e mi risveglio col sorriso,
soave e dolce melodia
che invade il mio cuore
che sorregge la mia anima.A te che sei sempre stata in me.
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Giovanna e Laura
Io mi chiamo Giovanna, e lei è Laura. Voi siete di Napoli, bel posto Napoli. Ho settantunanni e ho avuto due mariti, e li ho lasciati tutti e due pieni di corna. Si, io quando ero giovane avevo una testa, e mo’ che so vecchia ce l’ho uguale. La foto me la fai per ridere? Mi ricordo del calzolaio, quando morì stava pieno di foto, i cassetti erano pieni. La foto così, colì, che aggiustava la scarpa. E che te ne fai mo’ che stai sottoterra?! Campione le foto del campione, sta sottoterra il campione.
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Maria
Ci sta Maria, Giangualano Maria, che si trascina, affaticata, il sacco con il pane vecchio. Io c’ho le galline…allora sono andata dalla pizzeria e mi ha detto, le devo buttare e te le do a te. Lo do alle galline che ce lo butto a fare! Mi chiamo Maria, Giangualano Maria.
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Profumo di vino
Profumo di vino profumo del mare. Il vento mi sfiora il collo rosso dal troppo sole. Il bianco delle pietre che sorreggono l’intera terra mi abbagliano. Vedo una fontana, il vecchietto che si disseta. Vedo una seggiola, è quella di Damiano, il pescatore. Un uomo che ormai non ha più la forza di tirare le reti a se ma osserva da vicino tutti i movimenti di suo figlio.
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Ti proteggi? Non credo.
Non essere mai quello che sei. Non guardare mai negli occhi chi ti sta difronte. I tuoi occhi parlano, e spesso ti tradiscono. Non commettere l’errore di credere che tutto quello che dici possa essere preso per vero. Tu hai uno scudo, io no, almeno contro di te no. Non me lo hai mai detto. Non me ne hai dato il tempo. Non mi proteggo dalla cosa che più voglio, non mi proteggo da tutto quello che vivo. Proteggi te stesso e chi ti sta intorno, perché forse il male ci circonda, anche se non mi appartiene.
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Berlino, bianco e nero
Una contrapposizione. Ti è mai capitato di vedere due cose uguali ma opposte? L’accostamento contrario di due oggetti o due persone troppo diversi e in tutto simili. Il bianco e il nero, diversi ma servono a definire uno spazio, una foto.
Tu sei così in questo caso.
Fragile ma vivo,
contro la pubblicità forte di qualcosa
che ormai risulta essere scontato…
vecchio.
Ero li pronto per scattare soltanto il colore nero,
e ad un tratto spunti tu,
il bianco.Guarda altre foto che ho scattato un questo viaggio nel mio portfolio oppure su PX500
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Come una danza popolare
In profondità, nei tuoi occhi. Sguardo di chi non ama e non sa d’essere amata. Ti sto ascoltando in un canto che mi confonde e mi pervade. Sentimento arduo per te che vieni da lontano. Ti vedo distante e ti sogno. Piccolo lembo di una ragione, che s’abbandona alla passione, di una danza popolare.
Come una danza popolare dedicato a chi mi ha conosciuto per quello che sono…
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Di notte
Ascolto la fiaba sussurrata dalla mia musa.
Mi pare di sognare,
rannicchiato in una scatola bianca,
nascosto nei cassetti dell’anima.
Io piccolo segreto di una vita ingrata.
Sbadiglio dolce di chi aspetta il domani con attesa,
e incessante desio.
Affido a te,
notte infinita,
il sonno di lei…
creatura dei sensi.
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Ascoltami, ora
Ascolto in te la voglia di non andare oltre.
Respiri ciò che ti affascina e dimentichi chi ti osserva.
Scopri solo alla fine che forse i pezzi della vita di un me, possono essere messi insieme per costruirti.
Decidere di evitare non porta a niente, dare voce a ciò che sia ha dentro è la scelta.
Possa lui scoprire cosa si nasconde dietro le mura di una città diroccata.
Muro di pietra che vieni giu soltanto dopo un insignificante alito di vento.
Credi di sapere cosa si prova.
Forse resta nel tuo corpo, la sensazione che quello che fai non serve a niente.
Apriti a chi ti osserva da lontano, ora.
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Chiedo te
Stai scappando da quello che non riesci a vedere.
Insegui chi ti ha sempre evitato.
Apparente l’orgogliosa vittoria.
Insignificante l’inutile sconfitta.
Insieme alle altre cose della terra,
ti ritrovi ad avere lo stesso aspetto.
Passo inosservato davanti ai tuoi occhi.
Le ombre sull’asfalto si deformano nelle increspature,
salendo sulle mura di una città ormai sul baratro.
Chiedo te, e non ho la voce. -
L’eterno tuo sorriso
Ripercorrere un sentiero abbandonato da tempo. Scoprir d’essere osservato da chi osserva in te lo spirito pallido dell’eterno tuo sorriso. Lembi di un sentimento tenuti insieme dall’agonia di chi vive lontano. Scopre in te il nettare della vita.
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Navigatore
Combatti contro trappole nascoste dalla bellezza,
nascosto dal nome di nessuno ti sei difeso dall’imponete ira,
ora sei li ad un passo dalla tua terra,
bagnata da un mare infinito,
messaggero di battaglie e amori. -
Alba
Alba, matrimonio di blu e ambra.
Dalla terra verso il cielo ti levi solenne,
per me, l’astro nascente che mi tiene in vita.
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Accarezza il mio cuore
Rimpiangerti, aver vissuto te.
Sentimento che dalle viscere smuovi le carni
Respiro affannato che copri il battere del cuore.
Voglia di averti con me, spirito perfetto.
Possiedimi senza guardarmi,
accarezza il mio cuore, ora. -
Notte d’africa
Scritta in una notte di pura follia in Africa…
Vorrei poter dare uno sguardo a ciò che sta dentro chi mi ascolta, ma vedo tutto buio.
Mi chiedo perché sei davanti a me e ti trovi lontano anni luce.
Vorrei scoprirti in fasce ed augurare alle acque che ti portino lontano.
Vorrei colmare il tuo spirito con la terra rossa di un tempo.
Entra nella mia stanza di notte e rapiscimi, scappa con me lontano per amarmi.
Voglio il sole che mi asciughi le lacrime, voglio la luna che ci guardi fare l’amore.