Design Archivi - Vittorio Errico https://vittorioerrico.it/category/design/ Art Director & Photographer Fri, 27 Jan 2023 09:33:43 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.4.4 La scelta dietro un colore https://vittorioerrico.it/2023/01/27/la-scelta-dietro-un-colore/ https://vittorioerrico.it/2023/01/27/la-scelta-dietro-un-colore/#respond Fri, 27 Jan 2023 08:46:18 +0000 https://vittorioerrico.it/?p=1658 Dopo aver presentato un logo mi imbatto spesso in una domanda semplice ma con tutto un mondo dietro: cosa mi ha spinto a scegliere quel colore? Potrei cominciare a citare una letteratura intera su cosa si trova dietro allo studio dei cromatismi per un progetto. Il significato dei colori nella mente degli utenti. Quanto possa […]

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Dopo aver presentato un logo mi imbatto spesso in una domanda semplice ma con tutto un mondo dietro: cosa mi ha spinto a scegliere quel colore?

Potrei cominciare a citare una letteratura intera su cosa si trova dietro allo studio dei cromatismi per un progetto. Il significato dei colori nella mente degli utenti. Quanto possa essere così distante lo stesso colore se solo ci spostiamo da un continente all’altro. Gli usi radicati nella tradizione di un popolo. L’estrazione dei pigmenti e le origini stesse del colore, radicate in un’appartenenza, che spesso non lascia traccia sulla carta, ma soltanto nei racconti tramandati da uomo a uomo. 

Potrei parlare dell’assonanza, dei contrasti, degli accostamenti e la continua sperimentazione. Le “regole” dei primari, analoghi, dei complementari, divergenti o equidistanti, e la loro rottura.

Eppure dietro ad ogni singola scelta, credo ci sia stata una sola motivazione: il cuore.

Se chiedi ad un musicista perché abbia scelto quella sequenza di note non riuscirebbe mai a metterci la tecnica nella sua risposta. Un cuoco non potrebbe mai relazionare l’accostamento fra il profumo e la consistenza della polpa di un pomodoro. 

Diffido sempre da chi vuole anteporre il tecnicismo alle scelte di stile, soltanto per dare spessore a ciò che si sta vendendo e non proponendo.

Non voglio dire che scelgo a c***o, ma che la spinta della stessa scelta viene comunque sorretta dal continuo studio della materia. Questo fa si che diventi spontanea nel momento dell’avvenimento.

Forse la risposta potrebbe sembrane banale, ma di certo resta quella più vicina alla mia verità. Una scelta fatta a occhi chiusi, accompagnata dal respiro e dal sorriso di chi osserva, in quel momento, davanti a me. 

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Da cosa si riconosce un buon cliente? https://vittorioerrico.it/2021/01/24/da-cosa-si-riconosce-un-buon-cliente/ https://vittorioerrico.it/2021/01/24/da-cosa-si-riconosce-un-buon-cliente/#respond Sun, 24 Jan 2021 19:14:53 +0000 https://vittorioerrico.it/?p=1049 Sono oltre 15 anni che faccio questo lavoro. Un lavoro che chiamo ancora passione. Da parecchi anni mi ritrovo a confrontarmi con un tema molto arduo: il mio cliente ha le idee chiare? Sì, perché questa è l’unica cosa da non sottovalutare quando si lavora con una committenza. Riuscire a comprendere l’idea di chi ti […]

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Sono oltre 15 anni che faccio questo lavoro. Un lavoro che chiamo ancora passione.

Da parecchi anni mi ritrovo a confrontarmi con un tema molto arduo: il mio cliente ha le idee chiare?

Sì, perché questa è l’unica cosa da non sottovalutare quando si lavora con una committenza.

Riuscire a comprendere l’idea di chi ti sta chiedendo di realizzare qualcosa per se o per la sua azienda.

Tantissime volte (soprattutto nei primi anni) facevo l’errore di proporre delle cose che appartenevano alla mia idea di immagine o di design, ma che in realtà si allontanavano molto da quella del mio cliente.

Forse per mia inesperienza oppure perché, in quel caso, il mio committente non aveva le idee ben chiare.

Come faccio adesso in studiomono ad avere le idee chiare su cosa vogliono e cosa piace ai nostri clienti?

Nel corso degli anni ho imparato a capire, e studiare, i gusti personali di chi mi chiede un progetto. È molto importante capire con chi sto parlando e qual è il suo background.

Da non sottovalutare è lo stile che il mio cliente vuole dare alla propria azienda. Non mi dimentico mai  che il nostro lavoro verrà impiegato per questa realtà e che dovrà soddisfare tutte le esigenze di chi lo commissiona.

Questo ovviamente non significa che ogni progetto verrà realizzato per accontentare chi lo commissiona, perché deve esserci sempre qualcosa di mio. Qualcosa che propone il professionista nel quale confida chi chiede un progetto.

Ovviamente si lavora meglio quando, chi ti chiede di progettare qualcosa per sé, ha le idee molto chiare. Sì, perché in quel caso si lavora in linea.

Non c’è miglior cliente di chi già sa il fatto suo.

Tanti colleghi mi dicono che con un cliente che ha le idee ben chiare si hanno molti paletti nella commissione. Ma il segreto sta proprio in questo!

Meglio un committente che ha le idee chiare e ferme invece di uno che ti lascia brancolare nel buio.

Spesso mi sono ritrovato a correre dietro una cosa inesistente, e che non accontentasse le aspettative di chi commissionava quel lavoro, il tutto proprio perché non c’erano idee concrete di quello che si chiedeva.

In questo caso la scelta migliore è stata quella di fermarsi e di ricominciare da capo, cercando fino in fondo di capire dove fosse conservata quella lampadina accesa.

La mente di un cliente è come una stanza piena di cose messe a caso: influssi dall’esterno, da altre aziende competitor, dai social media sempre pieni di informazioni, dalla televisione con target sempre più fuori fuoco.

Riconoscere la direzione da prendere attraverso l’ascolto, la comprensione delle esigenze, lo studio della soluzione migliore e l’attuazione di un progetto in linea con le aspettative.

Il mio lavoro mi piace sempre di più, perché mi pone ogni giorno davanti a tutto questo, e la soddisfazione maggiore è quella di riuscire sempre a realizzare qualcosa che restituisca, a chi mi commissiona un progetto, tutto quello che desidera.

Amo il mio lavoro, e tu?

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Dai mosaici a Lichtenstein – Il retino e la magia della stampa https://vittorioerrico.it/2020/07/07/dai-mosaici-a-lichtenstein-il-retino-e-la-magia-della-stampa/ https://vittorioerrico.it/2020/07/07/dai-mosaici-a-lichtenstein-il-retino-e-la-magia-della-stampa/#respond Tue, 07 Jul 2020 06:20:17 +0000 https://vittorioerrico.it/?p=970 Qualche giorno fa ero in tipografia ed ho cominciato a smanettare con un lentino tipografico intanto che chiacchieravo con i miei amici tipografi. Ho sfilato il cellulare dalla tasca ed ho fatto alcune foto di quello che vedevo: un foglio di giornale che avvolgeva delle lastre. Compare così, il retino tipografico. L’illusione ottica creata dall’accostamento di […]

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Qualche giorno fa ero in tipografia ed ho cominciato a smanettare con un lentino tipografico intanto che chiacchieravo con i miei amici tipografi. Ho sfilato il cellulare dalla tasca ed ho fatto alcune foto di quello che vedevo: un foglio di giornale che avvolgeva delle lastre. Compare così, il retino tipografico. L’illusione ottica creata dall’accostamento di diversi punti o tratti con tonalità di colori o grigi che l’occhio umano non riesce a distinguere.

Se penso che ancora oggi usiamo tecniche di oltre 200 anni fa, rinnovate e modificate, ma comunque fedeli ad un concetto che viene dal passato. Quando la stampa ancora non prendeva il posto della pittura e della scrittura c’erano stati diversi esperimenti di “retini”. Mi riferisco ai Mosaici dell’antichità, al tratteggio in chiaroscuro di Da Vinci, o quello degli affreschi di Michelangelo, al puntinismo di Seurat o Signac.

[ Queste e la foto in copertina le ho scattate in tipografia ] 

Il tratteggio, il retino, il pixel. Scoperte che appartengono ad epoche completamente diverse, e tecniche utilizzate in settori che non si appartengono. Fino a quando non comincia la promiscuità delle arti visive. Fino a quando i graphic designer, gli artisti contemporanei, i videomakers non iniziano a fondere queste tecniche per fare propri i concetti e creare nuovi linguaggi. Esemplari le opere di Roy Lichtenstein, che guardava in macro la texture del retino tipografico tradizionale.

[ Roy Lichtenstein ] 

Eppure quando andiamo al bar e ci soffermiamo, dopo il caffè, a dare uno sguardo alle ultime notizie, il nostro occhio non si sofferma sulla tecnica litografica utilizzata per stampare quel pezzo di carta, e neanche sull’insieme di puntini casuali che compongono quelle immagini. Guardiamo i nostri eroi dello sport, i politici corrotti, le notizie disastranti economiche, e ci chiediamo quanti altri contagi ha fatto il covid-19.

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Come trovare l’ispirazione – Le mie non regole https://vittorioerrico.it/2020/05/08/come-trovare-lispirazione-le-mie-non-regole/ https://vittorioerrico.it/2020/05/08/come-trovare-lispirazione-le-mie-non-regole/#respond Fri, 08 May 2020 10:00:13 +0000 https://vittorioerrico.it/?p=964 La paura del foglio bianco attacca tantissimi disegnatori, autori, creativi in genere. Ma la paura più grande è la paura di avere paura del foglio bianco. Sembra un gioco di parole ma alla base del “blocco dell’autore” c’è la paura del blocco. Una mente poco allenata ha meno attitudine ai processi creativi. Un processo creativo […]

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La paura del foglio bianco attacca tantissimi disegnatori, autori, creativi in genere. Ma la paura più grande è la paura di avere paura del foglio bianco. Sembra un gioco di parole ma alla base del “blocco dell’autore” c’è la paura del blocco. Una mente poco allenata ha meno attitudine ai processi creativi. Un processo creativo è la sequenza di immagini o pensieri che nascono da un pensiero o immagine e poi a cascata, come un effetto domino, arrivano ad un concetto più elaborato. Non è sempre d’obbligo che il punto di partenza sia la versione basic e quello d’arrivo si advanced –  quasi sempre ti capita che l’inizio del processo creativo sia in un punto totalmente diverso dall’idea materializzata alla fine del percorso. In poche parole: il processo creativo è un viaggio che nella nostra mente attraversa diverse città e posti da visitare.

Come faccio io ad ispirarmi? Non ho una regola ben precisa ma potrei riassumere in diversi metodi la ricerca che faccio per lavorare ad un progetto nuovo, se l’idea non arriva.

Fare la spesa al supermercato

Posso capire che in tanti odino fare la spesa perchè ti fa perdere tempo e spesso ti stanca – pensando alle buste piene da portare a casa – io invece amo fare la spesa perchè mi ispira. Viaggiare fra gli scaffali di un supermercato ti aiuta a comprendere l’andamento del design nel mondo magico dei consumatori. La scelta del font per il restyling di una bottiglia d’olio, oppure la carta opaca di un pacco di biscotti possono diventare il punto di partenza di un’idea. Insomma se mi si inceppa il meccanismo non mi rimane che farmi l’elenco delle cose da mettere in dispensa e correre al supermercato.

La ricerca piantata in un vaso

I fiori o le piante, ma lo stesso sporcarsi le mani di terra innescano un meccanismo totalmente diverso da quello della passeggiata fra le corsie di un supermercato. In questo caso la mente riesce a liberarsi dalla zavorra delle troppe informazioni accumulate e puoi focalizzare l’attenzione su elementi semplici come la struttura di una foglia o una visione in “macro” di una zolla di terreno. Fra le foglie di una pianta di pomodori ho trovato l’ispirazione per la realizzazione di un logo. Non dico che stava li in mezzo alle foglie, ma è stato in quell’attimo di stasi che ho messo a fuoco una cosa che non avevo sotto gli occhi.

La pubblicità in TV

La varietà di immagini e di argomenti che saltano da un contesto all’altro in brevissimo tempo crea un maggiore dinamismo nella mente. Ma facciamo attenzione a non subirla in maniera passiva. Da piccolo mi appassionava guardare la televisione, ma di più, la pubblicità in televisione. Con il tempo ho capito che non guardavo quello che mi capitava davanti agli occhi, mi soffermavo sui dettagli. Cercavo di capire cosa ci fosse dentro e dietro alla scena. In che modo la cioccolata potesse uscire da un cornetto appena aperto, o come potesse un prodotto fluttuare su un tavolo senza vedere i fili che lo reggessero. Insomma, la pubblicità mi ispira perchè è un contenitore pieno di input e dopo averli drenati qualcosa rimane sempre. Non mi meraviglio quando mi dicono che mi appassiona guardare tutto, anche la pubblicità in televisione, che i maestri del telecomando evitano.

I concept nascosti nelle persone

Scendere a farsi una passeggiata in piazza, oppure prendere un caffè al bar mi aiuta a concentrare le forze su quello che mi rimane dentro alla testa. Non so per gli altri, ma io quando sono davanti ad una persona mi soffermo molto ad osservare i dettagli. Un neo, oppure una macchia negli occhi mi aiuta ad evadere da tutto quello che stava nella mia mente qualche secondo prima e mi ritrovo ad osservare il mio progetto dall’alto. Estrapolato furi dal contesto, in alto, dove il quadro completo si palesa davanti ai tuoi occhi. Si, proprio li è il posto in cui trovo l’ispirazione.

Più che un consigli su come trovare l’ispirazione potrebbero sembrare delle giustificazioni al non fare niente, oppure alle troppe volte che sono in un posto e mi blocco a fissare il vuoto. Credo che forse sia proprio quello il senso. Una regola fissa non c’è ma l’unico segreto è: distogliere lo sguardo da quel foglio bianco, la strada per affrontarlo dopo qualche ora, o giorno, con una visione più chiara. La vera ragione che mi fa amare il mio lavoro è proprio questa. Non esistono regole contro la paura del blocco del foglio bianco, ma esiste un modo per non avere paura di avere paura. Il tempo che scorre è esso stesso un’esperienza creativa. Quasi sempre, alla fine di ogni giornata, esclamo la frase “Anche oggi non ho fatto niente!” – in realtà non è così.

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L’omino della Bialetti. Personaggio o marchio? https://vittorioerrico.it/2019/09/15/lomino-della-bialetti-personaggio-o-marchio/ https://vittorioerrico.it/2019/09/15/lomino-della-bialetti-personaggio-o-marchio/#respond Sun, 15 Sep 2019 19:13:26 +0000 https://vittorioerrico.it/?p=941 Ho preso un caffè a casa di mia cugina. Uno dei soliti 10 caffè che prendo al giorno. Sulla tazza ho visto un disegno che mi ha sempre incuriosito ed affascinato. L’omino Bialetti. Quell’ominio stilizzato, protagonista di tante storie, ma anche di un’Italia d’altri tempi. L’omino della Bialetti nasceva nello stesso periodo nel quale nacque […]

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Ho preso un caffè a casa di mia cugina. Uno dei soliti 10 caffè che prendo al giorno. Sulla tazza ho visto un disegno che mi ha sempre incuriosito ed affascinato. L’omino Bialetti.

Quell’ominio stilizzato, protagonista di tante storie, ma anche di un’Italia d’altri tempi. L’omino della Bialetti nasceva nello stesso periodo nel quale nacque “Il Carosello”, una trasmissione RAI che dava i natali a quello che adesso chiameremo semplicemente pubblicità.

 

L’uomo geniale che creò da un foglio di carta bianco quest’icona degli anni cinquanta si chiamava Paolo Campani in arte Paul Campani. Paul, l’uomo che creò la Paul Film, una vera e propria azienda che produceva cartoni animati. In Italia!

La matita di Paul ha dato vita a molti personaggi, che poi hanno avuto una continuità anche fuori dal Carosello: come il piccolo Calimero che tutti ricordiamo essere il personaggio dello spot AVA diventato poi un vero e proprio cartone animato per bambini. Un’intera infanzia per i miei genitori e che ancora oggi persiste fra le trame dei miei ricordi.

Su quella tazzina un personaggio o un logo? Un marchio o un fumetto?

Questo il vero genio di Paul Campani, la creazione di un personaggio, l’interpretazione di un attore-cartone, che esisteva nelle pagine di una sceneggiatura ed entrava nelle case degli italiani con un prodotto da vendere sotto il braccio. Gli inglesi reputavano assurdo dare tutto questo spazio ad una storia in televisione (più di due minuti) senza riempirlo con altri messaggi pubblicitari.

In Italia invece funzionava!

Mentre il pubblico si affezionava a quel buffo personaggio la propaganda commerciale prendeva spazio nell’immaginario collettivo.

Paul in un’intervista dichiarava di non essere un artista. Lui si definiva un commerciante. La Paul film ha dato il via ad un’epoca in cui la pubblicità in televisione avesse sempre una presenza più importante.  Questa presenza oggi è diventata, forse, prepotenza. Lo vediamo con l’inserimento dei prodotti commerciali nei film, o nelle trasmissioni televisive e nella forsennata ricerca della velocità ed immediatezza nel messaggio commerciale. Chissà se Paul avesse previsto questo scenario a distanza di sessant’anni da quella che era l’epoca del Carosello in TV?

Una strip di come si fa il caffè firmata da Paul Campani

 

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I desideri si realizzano “Subito”. I loghi dopo un anno. https://vittorioerrico.it/2015/09/23/i-desideri-si-realizzano-subito-i-loghi-dopo-un-anno/ https://vittorioerrico.it/2015/09/23/i-desideri-si-realizzano-subito-i-loghi-dopo-un-anno/#respond Wed, 23 Sep 2015 10:30:43 +0000 https://blog.vittorioerrico.it/post/129702439157 In questi giorni mi sono imbattuto nello spot in TV del sito “Subito”. In prima battuta ho visto un brand nettamente cambiato e mi sono incuriosito. Dopo uno sguardo in rete i dubbi che mi assalivano erano sempre più legittimi. Non voglio partire con i pregiudizi, ma considerando che il nuovo logo è stato realizzato […]

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In questi giorni mi sono imbattuto nello spot in TV del sito “Subito”. In prima battuta ho visto un brand nettamente cambiato e mi sono incuriosito. Dopo uno sguardo in rete i dubbi che mi assalivano erano sempre più legittimi. Non voglio partire con i pregiudizi, ma considerando che il nuovo logo è stato realizzato dallo stesso studio (Leftloft) che ha creato quell’aborto del design chiamato ingiustamente “brand del Madre”, forse dovremmo andarci con i piedi di piombo. È risaputo che il minimalismo è il nuovo modo di fare design, e che anche colossi come Google, hanno avuto il coraggio di affrontare un restyling del proprio brand semplificandone la linea e lo stile. Credo, però, che l’originalità non sia per molti e che minimale non significa “lavorare poco” (cit. A.M. riferendosi a coloro che accostavano l’helvetica bold al normal). Partiamo dall’idea divulgata sul concept che ha richiesto un anno di incubazione da parte dei creativi, tirando fuori la forma “i desideri si realizzano subito”. Quest’ultima è stata, secondo fonti non smentite, il frutto dello studio dei diversi tweet arrivati in risposta alla richiesta “Cosa è subito.it per te?” ed un workshop fra addetti al settore, creativi, designer e chi più ne ha più ne metta. Secondo me non ci voleva un anno e tanti studi per decidere di chiamare un sito che veniva già chiamato cosi dai suoi utenti e non solo, e che dopo anni di attività sul web si trovava collocato fra i 10 brand più ricercati.

Poi c’è da dire che i tre segni a lato non danno l’impressione dello schioccare delle dita – come affermato – ma rievocano di più una simbologia che determina la rappresentazione dell’idea, ormai stereotipata dalla sempre più presente cultura orientale. Per non parlare della legatura fra la “b” e la “i” che, insieme alla font corsivo utilizzata, riecheggiano e (perdonatemi il termine) plagiano i tratti del logo di “Pinterest”.

Il restyling tocca soprattutto la veste grafica del sito e delle app, attraverso l’utilizzo di icone e varietà di colori che rappresentano le diverse categorie di prodotti. Anche questa un’idea poco originale ma forse dettata dall’evoluzione dei simboli “chiari sostituti della parola”, e dei colori primari “metamorfosi cromatica del minimalismo visto nei sensi”. Poco azzeccata è stata anche l’idea di rivoluzionare radicalmente ed in pochissimo tempo la navigazione del sito, che non ha trovato un forte attecchimento da parte degli utenti (anche abituali).

Di sicuro un brand più giovane ed a passo con i tempi, ma senza dubbio mediocre. Sperando che non abbia avuto lo stesso destino economico del lavoro di rebranding fatto per il Madre. Se così fosse, ci troveremmo davanti all’ennesima possibilità tolta a studi di design e comunicazione che avrebbero da dimostrare più qualità e tecnica.

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Key Smart, un’idea. https://vittorioerrico.it/2015/09/16/key-smart-un-idea/ https://vittorioerrico.it/2015/09/16/key-smart-un-idea/#respond Wed, 16 Sep 2015 20:35:03 +0000 https://blog.vittorioerrico.it/post/129234490439 Mi chiedo spesso se ci sia qualcosa da inventare o sia stato pensato già tutto. Se pensiamo ad un oggetto come l’anello portachiavi, non possiamo fare altro che andare indietro nel tempo per molti anni. Un oggetto che ha visto parecchie evoluzioni, ma che ha avuto anche i suoi difetti. Oggi la Keysmart Company cerca […]

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Mi chiedo spesso se ci sia qualcosa da inventare o sia stato pensato già tutto. Se pensiamo ad un oggetto come l’anello portachiavi, non possiamo fare altro che andare indietro nel tempo per molti anni. Un oggetto che ha visto parecchie evoluzioni, ma che ha avuto anche i suoi difetti. Oggi la Keysmart Company cerca di superare questi difetti avendo un’idea geniale, che già aveva un seme nel buon vecchio “coltellino svizzero”. Mi piace il concetto semplice e la possibilità di evoluzione dello spessore grazie agli alloggi a vite. Con la capacità di accogliere più chiavi riducendo spazio e rumore. Ottimo il design minimale e la forma ottimizzata per una maggiore ergonomia. Un oggetto semplice che troverà la sua collocazione nelle nostre tasche.

website www.getkeysmart.com

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Il nuovo logo https://vittorioerrico.it/2014/12/18/il-nuovo-logo/ https://vittorioerrico.it/2014/12/18/il-nuovo-logo/#respond Fri, 19 Dec 2014 01:34:00 +0000 https://blog.vittorioerrico.it/post/105568334634 Dopo qualche anno, riesco a realizzare un marchio che mi rappresenti. Il logo di Vittorio Errico nasce dalla scelta della forma quadrata, forma che accoglie al suo interno le sigle “ve”. Una costruzione utilizzata per l’inserimento delle lettere, ispirata alla regola aurea – base delle proporzioni e delle costruzioni grafiche. La scelta della font è […]

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Dopo qualche anno, riesco a realizzare un marchio che mi rappresenti.
Il logo di Vittorio Errico nasce dalla scelta della forma quadrata, forma che accoglie al suo interno le sigle “ve”.
Una costruzione utilizzata per l’inserimento delle lettere, ispirata alla regola aurea – base delle proporzioni e delle costruzioni grafiche.
La scelta della font è basata sulla ricerca della semplicità e dell’essenza legata alla linea.
Il punto accostato alle sigle cosa rappresenti lo so bene, ma il significato lo lascio all’interpretazione di chi lo osserva.

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